Il volo di Sara: intervista all'autrice e all'illustratrice.
Prima parte
Il volo di Sara: intervista all'autrice e all'illustratrice. 
Prima parte Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria in cui si commemorano le vittime della Shoah.
La scelta del 27 gennaio ricorda il giorno del 1945 nel quale le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz.
Per non dimenticare e per raccontare ai più piccoli il dramma di ciò che è stato, nel 2013 Lorenza Farina ha scritto l’albo Il volo di Sara: illustrato da Sonia Maria Luce Possentini, si è subito imposto come un classico moderno. Per celebrare il giorno della Memoria, abbiamo realizzato questo speciale in due puntate: nella prima abbiamo intervistato le due autrici del libro, nella seconda il biblista e scrittore Matteo Corradini, curatore anche della nuova edizione del Diario di Anne Frank.

Come è nata la storia de “Il volo di Sara?
Lorenza Farina: Questo racconto è la naturale continuazione de La bambina del treno (Edizioni Paoline) che narra il viaggio di Anna verso ignota destinazione. La bambina, chiusa in un carro bestiame insieme alla mamma e ad altri disperati con la sola “colpa di essere ebrei, va incontro al suo destino, ignara di ciò che l’aspetta ad Auschwitz. Ne Il volo di Sara mi sono spinta più in là. Ho cercato di raccontare l’indicibile, cioè la vicenda umana di una bambina ebrea in un campo di concentramento, narrata però da un osservatore insolito, un tenero pettirosso che mostra di avere un cuore e una sensibilità che non possiedono invece le “bestie vere che governano quel luogo di dolore e di morte. Appena Sara, all’arrivo, verrà separata dalla mamma, l’uccellino decide di farle da padre e da madre. È un racconto dove le parole delicate e forti per il loro valore metaforico s’intrecciano con le immagini intense di Sonia M.L. Possentini. Non c’è un lieto fine anche perché nella storia vera, quella con la S maiuscola, non c’è stato un lieto fine. Di fronte alla tragedia umana, comunque, c’è una piccola via d’uscita, qui rappresentata dalla figura dell’uccellino che starà sempre accanto alla bambina e la proteggerà fino a donarle le sue ali per l’ultimo volo.
Sonia Maria Luce Possentini: Semplicemente l’editore Stefano Cassanelli me l’ha proposta ritenendo che fossi in grado di fare un lavoro così importante.


Come si è svolta la ricerca per trovare le parole e le immagini adatte per raccontare il Male assoluto della Shoah?
Lorenza Farina: Ho fatto tesoro dei racconti tramandati dai miei nonni e da un vecchio amico di famiglia che visse in prima persona la terribile esperienza del lager. Poi ho letto vari diari e memorie di sopravvissuti, racconti e romanzi sulla Shoah. Il volo di Sara appartiene a quella letteratura-testimonianza che, anche se prodotta da una finzione letteraria, può aiutare i più piccoli a conoscere la Shoah e a non dimenticare. In questo racconto mi sono affidata alla dimensione allegorica della letteratura per l’infanzia, al suo lirismo magico attraverso immagini di forte impatto emozionale dove anche il silenzio può diventare assordante. La parola letteraria, il racconto d’invenzione giungono direttamente al cuore, al sentimento, intrecciando fantasia e realtà. Il bambino lettore ha modo così d’interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori della vita. Ha l’occasione di conoscere parole come paura, solidarietà, gioia e sofferenza, vita e morte.
Sonia Maria Luce Possentini: Da anni partecipo ai viaggi della memoria con l’Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea (Istoreco) di Reggio Emilia, ho chiesto documenti e il contatto con il museo di Auschwitz che mi ha permesso di entrare nella loro banca dati d’immagini. È stato doloroso ma necessario, soprattutto vedere i bambini. La storia della Shoah, l’ho conosciuta da mio nonno deportato e poi sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau. Oltre a una ricerca d’immagini, ho scavato molto nei ricordi di memoria che mi legano alla mia famiglia.

Quali sono le reazioni nei bambini e nei ragazzi quando presenti il libro? Secondo te c’è una reale conoscenza di questi fatti storici?
Lorenza Farina: Durante gli incontri con i bambini a scuola, in libreria o in biblioteca ho percepito tanta emozione da parte loro, espressa sia attraverso domande sia attraverso silenzi eloquenti e sguardi attenti e partecipi. Lo sguardo infantile di Sara è, in fondo, lo sguardo di ogni lettore bambino che, guardando queste immagini, vorrà sapere e avrà bisogno di un adulto che risponda alle sue domande. L’orrore va comunque affrontato e di questo i bambini sono forse più consapevoli degli adulti. Il bambino coglie nel racconto solo ciò che la sua esperienza della realtà gli permette di cogliere. La paura di parlarne è legata più alla nostra consapevolezza di adulti che alla sua. La tragedia della Shoah per lui è solo lo sfondo della vicenda narrata più che una reale conoscenza dei fatti storici. Altri sono gli elementi che gli rimangono maggiormente impressi: la mamma portata via, l’uccellino che accarezza e consola, la possibilità di volare. Come adulti dobbiamo riuscire a trovare il pudore delle emozioni, cosa sicuramente non facile, usando delicatezza nel gettare i semi della conoscenza e della coscienza. Si deve conoscere, perché la memoria si costruisce sulla base del sapere e i libri possono fare molto. In attesa che i bambini possano, crescendo, approfondire a livello scolastico questo argomento, inserendolo in un definito ambito storico, si può loro offrire un racconto per immagini come questo che trova vie più adatte alla loro età e sensibilità. Queste storie aiutano chi legge a ricordare, a recuperare un passato che non si può nascondere, ma che deve, per essere compreso, diventare anche un luogo dell’immaginario. Significa, come ha ben sottolineato la studiosa di letteratura per l’infanzia Emy Beseghi in un suo interessante articolo pubblicato nelle rivista LiBeR: “promuovere la lettura come strumento di conoscenza storica, /…/riconoscere nella narrativa la capacità effettiva di essere ponte per il passaggio dalle storie alla Storia. Condizioni importantissime affinché la conoscenza così esperita si possa tradurre in Memoria: l’incontro vivo col passato che si sedimenta come memoria del proprio vissuto.
Sonia Maria Luce Possentini: La reazione dei bambini è di grande rispetto e di curiosità per la Storia. Mi sono sentita negli anni dire cose meravigliose da loro, anche ringraziarmi perché attraverso le immagini hanno compreso in pieno il grande Male. Conoscerlo può portare a evitarlo. Credo che il volo di Sara sia stato un albo importante per far conoscere senza edulcorare la Storia con la “S maiuscola. Credo che non si possa regalare questo fatto a un’unica giornata, ma bisogna preparare il cuore. Non bisogna arrendersi, non bisogna fermare la memoria. Ci sono ancora adulti che si spaventano, ma serve conoscere la Storia per far sì che non si perda il valore di chi ha sacrificato la vita per salvare la nostra.